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Il mondo può finire in soli 11 giorni? Forse no, per molti di noi, ma per chi ha vissuto da vicino l’eruzione dell’Etna del novembre 1843 la sensazione deve essere stata quella. E per qualcuno il mondo finì davvero quella settimana. Un evento breve ma violento, intenso, che ha lasciato una scia di paura, di fuoco – e di morte – sul versante ovest del vulcano. Bisogna subito dire che l’Etna, nella sua storia eruttiva, non ha quasi mai causato vittime umane. Anche per questo è conosciuto come “vulcano buono”. Ma in alcune rare occasioni, anche questa montagna ha preteso il proprio tributo di sacrifici umani. L’eruzione del 1843 è stata una di queste rare occasioni e ha portato via 36 vite.

Come iniziò l’eruzione del 1843

Dopo una serie di scosse sismiche, il 17 novembre del 1843 la terra si spaccò sul versante nord-ovest dell’Etna. La frattura scese da quota 2375 a quota 1900 in poche ore, liberando una quindicina di bocche eruttive e di altrettante fontane di lava. Lo spettacolo sarà subito apparso apocalittico, con quel mare di fuoco in rapida discesa verso i centri di Maletto e Bronte. La lava raggiunse il Monte Egitto e qui si divise in tre bracci, minacciando altrettante città (oltre a Maletto e Bronte, anche Adrano).

L’evoluzione dell’evento

Il fiume di lava più rapido fu quello che minacciava di raggiungere Bronte in poche ore. Fu deviato, a soli 3 km dalle prime case del paese, da una collinetta denominata Poggio della Vittoria. Bronte si salvò così dalla distruzione ma la lava continuò la sua discesa, tagliando anche la strada che collegava Messina a Palermo.

Il 25 novembre, il fuoco aveva raggiunto la parte bassa della vallata, invadendo i campi coltivati, i torrenti e i pozzi. In una di queste proprietà terriere, forse incontrando una falda acquifera che alimentava il vicino fiume Simeto, la lava si gonfiò formando una enorme bolla. Questa, esplodendo, proiettò massi infuocati e rocce fuse nel raggio di diversi metri, uccidendo chiunque si trovasse sulla traiettoria. Furono 36 le vittime e molti di più i feriti, ustionati per sempre. L’eruzione si concluse il 26 novembre, dopo aver emesso 52 milioni di metri cubi di magma.

Il racconto in dettaglio di questa eruzione, con interessanti testimonianze storiche del tempo, potete leggerlo a questo LINK.

ERUZ 1843 (2)I luoghi dell’eruzione del 1843

Potete visitare i luoghi dell’eruzione del 1843 facendo base di partenza a Bronte. La bellissima città del pistacchio offre un centro storico ricco e affascinante, che vale certamente una passeggiata tra santuari in pietra lavica, antichi conventi e palazzi nobiliari come l’ormai famoso Castello di Nelson.

L’estensione di questo fronte lavico è davvero immensa, forma un vero e proprio deserto nero sul fianco ovest dell’Etna. Da questo deserto di roccia emergono le cime di alcuni crateri, tra i quali: Monte Egitto, oggi ricoperto di roverelle e pini; Monte Lepre, che ospita un bosco dentro il quale si leva una delle querce secolari dell’Etna; Monte Nunziata, dentro il quale si apre una enorme grotta (9×15 metri) che culmina in un pozzo profondo quasi 8 metri.

Non mancate una visita alla città storica di Adrano, con il suo romantico “donjon” di lava in piazza, e alla piccola capitale delle fragole siciliane, Maletto. (foto di G.Musumeci)


Autore: Grazia Musumeci