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Bisogna dire fin da subito che non esiste un unico tipo di lava dell’Etna. O meglio, nel corso dei millenni questo materiale è mutato costantemente, a seconda dello sviluppo del vulcano e del punto – nella profondità della crosta terrestre – da cui veniva pescato il magma. L’Etna emerge dalle acque mezzo milione di anni fa con eruzioni di tipo basaltico. Intorno a 100.000 anni fa un nuovo complesso vulcanico ha iniziato a eruttare lave viscose, granitiche. In seguito ha alternato di nuovo basalto con lave tufacee. Nell’era moderna infine è tornato ad eruttare lave basaltiche. E in futuro… ? Sarà tutto da scoprire.

Vari tipi di lava dell’Etna

La lava è il magma – roccia fusa – che ha raggiunto la superficie terrestre, perdendo per strada quasi tutti i suoi gas e presentandosi così in forma del tutto cambiata. Se il magma ha un’elevata quantità di silice, cioè è “granitico”, quando arriva in superficie genera lave molto viscose che si induriscono formando cupole o guglie. Esistono anche lave “andesitiche”, una via di mezzo di tipo neutro che si colloca  tra quelle viscose e quelle fluide.

Se il magma è povero di silice genera invece lave più fluide. E in questo caso si chiamano “basaltiche”. L’Etna negli ultimi secoli ha emesso lave per lo più basaltiche le quali hanno a loro volta una suddivisione: lave a corda (per via della forma a cordoni), blocchi coriacei o molto ruvidi, basalti colonnari (simili alle lave  a corda ma in posizione verticale), pillows – lave a cuscinetto, tipiche delle eruzioni sottomarine.

Una lava unica

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le cascate di Ripe della Naca -ph G Musumeci

Ogni vulcano ha caratteristiche che lo rendono unico, e anche l’Etna ha la sua “carta di identità”. La lava dell’Etna, pur appartenendo alla tipologia “basaltica”, fluida, tipica delle eruzioni effusive, è protagonista di episodi stromboliani, ovvero di forti esplosioni. Pur avendo una origine fluida, tuttavia solidifica abbastanza in fretta e procede molto più lentamente, sul territorio, rispetto alle lave della sua tipologia.

Questo per esempio comporta a volte un rapido raffreddamento della superficie che crea l’effetto forno all’interno, consentendo alla lava di “ingrottarsi” e continuare a scorrere fluida fino a valle. Sull’Etna esistono decine di grotte nate da questi tunnel di lava. Se però l’ingrottamento non avviene, la lava avanzerà sempre più lentamente e questo permette alle località minacciate dalle eruzioni di mettere in salvo cose e persone con largo anticipo, prima che tutto venga distrutto.

La lava dell’Etna è ricchissima di ferro. Lo dimostra il colore rosso-arancio che assumono le rocce, al loro interno, quando si raffreddano. La superficie è tagliente e scintillante, grazie agli elementi vetrosi che la compongono. Contiene anche microscopiche particelle di oro. Non è raro che, quando si cammina dentro una distesa di roccia lavica, alcuni oggetti magnetici o elettronici funzionino male proprio a causa dell’elevata quantità di polveri ferrose.

Una risorsa artigianale

Per secoli, gli uomini che hanno colonizzato l’Etna hanno usato la sua roccia di lava per decine di scopi. Per costruire, soprattutto. Strade, muri, fondamenta … qui tutto porta l’impronta della lava basaltica del vulcano. La lava può essere scolpita – nonostante sia tra le più dure pietre al mondo – per prendere forma di statue, tavolini, decorazioni architettoniche.

Fino agli anni Novanta era consentito ad alcuni maestri artigiani di avvicinarsi alla lava fluida per “pescarne” pezzi ancora bollenti e forgiare, sul posto, oggetti artistici che poi avrebbero venduto ai turisti. Oggi questo – e tanto altro – è vietato per motivi di sicurezza. La roccia lavica può anche essere polverizzata e utilizzata per formare delle paste modellabili molto resistenti che si usano per fare vasi, bottiglie, mattonelle.

Dove ammirare le più belle lave dell’Etna

Da turisti, sicuramente verrete portati alla scoperta delle tante grotte dell’Etna. Occasioni uniche

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il Monte dei Morti – ph etnanatura.it

per ritrovarvi a camminare proprio DENTRO la lava! Per ammirare i basalti colonnari, invece, dovrete recarvi sul lungomare di Aci Trezza oppure alle Gole dell’Alcantara, dove questo tipo di lava in forma di grandi colonne crea spettacolo.

Se potete, salite a 1950 metri sul fianco nord dell’Etna, in zona Sciara del Follone. Qui vi troverete davanti a un gigantesco “cumulo di cadaveri” che in realtà è solo un groviglio di antiche lave generate tra il 1612 e il 1624. Si chiama Monte dei Morti proprio perché la forma della roccia ricorda tanti corpi ammassati l’uno sull’altro. Da non perdere le “cascate di lava” in zona Ripe della Naca – tra Sant’Alfio e Mascali – sul fianco est.

Tra le lave più recenti, quella del 1992 che proviene da Valle del Bove e termina alla periferia di Zafferana Etnea; oppure le lave del 2002 che travolsero Piano Provenzana, sul lato nord.


Autore: Grazia Musumeci