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Ogni vulcano ha un percorso di vita con cui nasce e, lentamente, muore. Molto spesso questi due momenti estremi della esistenza di queste montagne uniche sono dati da fenomeni secondari, ovvero da eruzioni senza fuoco ma con altri materiali. A volte sono getti d’acqua bollente, i famosi geyser; altre volte sono sorgenti di acqua sulfurea oppure di fanghi caldi. In Sicilia vulcani antichi e moderni ce ne sono diversi, così come ci sono molti fenomeni eruttivi secondari (tranne i geyser).

Le Salinelle dell’Etna ne sono un esempio. Ma lo sono anche le Maccalube, le fontane di fango situate nel centro della Sicilia in apparenza … solo in apparenza! … lontane da qualsiasi vulcano. In molte manifestazioni questi fenomeni sembrano simili, quasi gemelli. Ma sono davvero la stessa cosa? E se no, in che si differenziano?

Le Salinelle dell’Etna

Situate prevalentemente nell’area di Paternò, suddivise in più siti, le Salinelle dell’Etna sono micro vulcanetti che emettono periodicamente acque e fanghi sulfurei. A seconda del grado di attività in atto, dalle pozze delle singole fontane vengono emessi zampilli di acqua limpida che però porta con sé minuscoli cristalli di sali di zolfo. Motivo per cui, quando l’acqua evapora, a terra restano cristalli dai colori vivi (verdi, gialli, arancio). Altre volte, l’acqua è fortemente impastata con la terra e dunque le fontane emettono zampilli di fango grigio-azzurro che poi si solidifica formando nuova superficie calpestabile.

Il fenomeno delle Salinelle deriva da un antico condotto magmatico che diversi secoli fa creò la collina di lava sulla quale oggi sorge l’abitato di Paternò. Ancora oggi il suolo ribolle e a volte nuove “fontane” si aprono casualmente in città … in un garage, nei giardini condominiali. I siti ufficialmente riconosciuti delle Salinelle dell’Etna sono: Salinelle dei Cappuccini, tutto intorno allo stadio di calcio di Paternò; Salinelle del Fiume, a ridosso del corso del Simeto; Salinelle San Biagio, che prendono il nome dalla contrada incolta in territorio del vicino comune di Belpasso.

Le Maccalube

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maccalube di Santa Barbara a Caltanissetta

La parola Maccaluba viene dall’arabo antico, maqlùb, e significa “sottosopra”. Nella tradizione culinaria islamica è anche il nome di un piatto a base di carne e verdure che, dopo la cottura, si capovolge in modo da consumare per primi gli ingredienti aggiunti per ultimi. Associato ai fenomeni vulcanici della zona tra Caltanissetta e Agrigento, la parola “sottosopra” indica proprio il ribaltamento del suolo che fa fuoriuscire il fango.

Il fango eruttato da questi vulcanetti nasce dall’incontro, in profondità, di argilla, acqua di mare e gas vulcanici. Durante la risalita il flusso fangoso si arricchisce di altri materiali e quando erutta è molto denso e pesante. Le Maccalube sono imprevedibili, possono eruttare piccoli schizzi di fango per anni e poi dare via ad una “eruzione maggiore” con getti altissimi, che in passato hanno causato anche vittime. A volte il fango deborda e invade le strade e i campi circostanti.

I siti più famosi delle Maccalube si trovano ad Aragona (Agrigento), in una riserva naturale protetta; in contrada Terrapelata-Santa Barbara a sud dell’abitato di Caltanissetta; in contrada Floristella (Enna). In apparenza questi vulcani di fango si trovano lontanissimi da qualsiasi vulcano siciliano. Ma se si guarda la linea immaginaria che unisce le Eolie, l’Etna, l’ex vulcano Monte Kronio di Sciacca e l’isola sommersa Ferdinandea si vedrà che è una perfetta diagonale, al centro della quale ci sono proprio le Maccalube!

Somiglianze e differenze

Le somiglianze tra le Salinelle e le Maccalube sono tante. Si tratta in entrambi i casi di vulcanetti che emettono eruzioni secondarie, entrambi espellono fango misto a gas e zolfo, entrambi sono testimonianze di antichissimi vulcani ormai in fase di spegnimento.

Le Salinelle però tendono a emettere più spesso acqua, invece che fango. Sono collegate, sebbene non in modo diretto, con l’attività del vicino Etna. Raramente emettono getti pericolosi per l’uomo, anche se è sempre bene stare a distanza. Le Maccalube invece possono causare eruzioni importanti, con getti molto alti e colate considerevoli.

Si tratta comunque di fenomeni vulcanici e come tali, siano essi pericolosi o meno, vanno affrontati con cautela, intelligenza e sempre seguendo i saggi consigli delle guide o dei cartelli di avvertimento per i turisti. La natura non uccide mai se non la si sfida apertamente!

Visitare le Salinelle e le Maccalube

Le Salinelle dell’Etna, a Paternò e Belpasso, sono a libero accesso. Si sta tentando da tempo di trasformare le Salinelle dei Cappuccini, allo stadio, in una riserva protetta e controllata ma ancora non è stato realizzato nulla se non una segnaletica. Per arrivare: vedi questo link con le indicazioni necessarie.

Le Maccalube sono invece riserva protetta nella zona di Aragona, mentre si possono raggiungere liberamente negli altri siti. Per raggiungere la riserva, e per altre pratiche informazioni sul posto, visita il sito ufficiale. (FOTO DI GRAZIA MUSUMECI)


Autore: Grazia Musumeci