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Mascali sorge in mezzo ai boschi, e dai boschi ha preso il suo nome greco (che indica “qualcosa di folto”). Ma i boschi che si vedono oggi a far corona alla cittadina, affacciata sulla costa orientale della Sicilia, non sono gli stessi millenari che l’hanno vista nascere. Questi alberi sono risorti tra sassi di lava e cenere vulcanica. E anche Mascali è risorta, dalle proprie ceneri come una fenice. Perchè nel 1928 questo piccolo comune fu divorato da una terribile eruzione laterale dell’Etna che, per la prima volta in Italia, mostrò a tutti la potenza del vulcano.

Storia di Mascali

Oggi sappiamo, da recenti ritrovamenti, che Mascali era abitata già in epoca paleocristiana ma le fonti storiche ufficiali fanno risalire la sua fondazione al VI secolo (anno 593), quando fu costruito proprio qui un monastero intorno al quale sorse il villaggio vero e proprio. Dopo la conquista e la seguente oppressione araba, il monastero e il villaggio di Mascali risorsero nel XII secolo assegnati prima al vescovo di Troina, poi a Catania, quindi a Messina. Sarebbe passata infine con la neonata Diocesi di Acireale nel XIX secolo.

La “collina dei terreni fertili e dei torrenti” – come la definì il geografo Idris – svolge un ruolo importante durante le guerre franco-spagnole per il possesso della Sicilia. Nel 1543 il suo ricco territorio che arriva fino al mare diventa la Contea di Mascali e l’intera zona viene fortificata con mura e torri. Tra il XVI e il XVIII secolo Mascali si ingrandì, e la ricostruzione post sisma del 1693 la rese ancora più vivace. Ottenne lo status di comune autonomo nel 1815. Ma la vicinanza con il vulcano fu, per questo paese, sia una ricca fortuna per poter vivere una vita indipendente che una tragedia.

L’eruzione del 1928 distrugge Mascali

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Mascali durante l’eruzione

Tra il 2 e il 4 novembre 1928  l’Etna iniziò una eruzione sia esplosiva, al cratere di Nord Est, che effusiva con l’apertura di fratture a bassa quota. Le prime colate di lava dirette verso Sant’Alfio si arrestarono prive di alimentazione. Ma quelle fuoriuscite dalla seconda frattura incontrarono la pendenza del letto del fiume Pietrafucile e accelerarono il corso verso l’abitato di Mascali. La cittadina fu raggiunta e distrutta entro tre giorni. Rimasero in piedi solo le case della frazione Sant’Antonino.

L’eruzione ebbe termine il 20 novembre. Fu forse il primo evento vulcanico ad essere ripreso e trasmesso dai mezzi di comunicazione, e le immagini proiettate dall’Istituto Luce nei cinema di tutta Italia fecero conoscere l’Etna e la sua grande forza – anche distruttiva – a tutta la nazione.

La ricostruzione avvenne in tempi rapidissimi, grazie ai finanziamenti del governo. L’obiettivo era quello di poter accogliere Mussolini durante il suo viaggio in Sicilia Orientale per mostrargli il lavoro già compiuto. In realtà Mussolini vide solo la piazza del Duomo rimessa a nuovo, i lavori generali furono poi ultimati nel corso di dieci anni. Il paese moderno, quindi, pur essendo un piccolo borgo di montagna presenta una architettura rigida e futurista, tipica dello stile del tempo, e molto simile a quelle della Roma fascista e del lungomare di Reggio Calabria (la mano fu dello stesso architetto, Camillo Autore).

Cosa vedere e cosa fare a Mascali

Il piccolo centro rinato dalla lava vive di agricoltura e di tanto turismo. Situato a metà strada tra la cima del vulcano e le spiagge più belle della costiera, accoglie visitatori tutto l’anno. In centro si possono ammirare la nuova chiesa di San Leonardo, la chiesetta della Nunziatella – nella cui sacrestia sono stati ritrovati i resti di una basilica paleocristiana (“la chiesa più antica della diocesi”).

Poco fuori paese ecco l’abitato di Sant’Antonino, unica testimonianza rimasta della Mascali ottocentesca, risparmiata dalla furia del vulcano. Salendo verso la montagna, si estendono i vigneti di Puntalazzo e Montagrano. Qui si coltiva quel vitigno unico che rende la prelibatezza dei vini “Nerello Mascalese”. Tipico della zona è anche il fagiolino lungo, detto appunto “u mascalisi“. La zona di mare di Mascali comprende le spiagge di Sant’Anna e i lidi di Fondachello. Giardini Naxos e Taormina si trovano comunque a meno di mezz’ora di macchina da qui.

Come arrivare

Arrivare a Mascali è facilissimo perchè si trova proprio sulla lunga Statale 114 che collega Siracusa a Messina. Si può raggiungere anche tramite l’autostrada A18, uscendo a Giarre o a Fiumefreddo.

La stazione più vicina è quella di Giarre-Riposto, poi collegata al paese tramite i bus locali. L’aeroporto di riferimento è Fontanarossa di Catania. (la foto sopra il titolo: copyright ALQASAR WIKIPEDIA)


Autore: Grazia Musumeci