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L’eruzione dell’anno 252 dopo Cristo è rimasta famosa nella storia siciliana perché legata al primissimo miracolo di Sant’Agata. La giovane martire catanese, infatti, morta solo l’anno precedente, fu implorata dalla popolazione contro la furia del vulcano e il suo velo, portato in processione, pare sia riuscito a fermare la lava. Leggende e rituali a parte, questa eruzione del III secolo racconta molto anche della vita dell’ Etna e della sua evoluzione.

Eruzione del 252 la primissima cronaca

Proprio grazie al “miracolo di Sant’Agata” l’evento eruttivo del 252 fu il primo fenomeno vulcanico ad essere minuziosamente descritto nella storia fino ad oggi conosciuta. L’Etna ovviamente eruttava da molti secoli e probabilmente aveva eruttato più volte anche nei mesi immediatamente precedenti, ma non era mai stato scritto nulla a ricordo di quegli eventi. Con l’eruzione “di Sant’Agata” invece abbiamo una cronaca storico-geologica ben chiara.

Dalle cronache e dagli studi condotti sulle lave di quel periodo, però, si nota che questa eruzione non fu particolarmente pericolosa. Ma deve essere stata spettacolare, al punto da intimorire gli abitanti del versante sud del vulcano che, per questo, portarono in processione il velo di Sant’Agata. Il miracolo attribuito alla santa, però, pare sia avvenuto in un momento in cui la lava stava già raffreddandosi, in quanto l’eruzione si era già esaurita.

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foto Agatino REITANO E Daniele RUSSO

Cosa avvenne durante l’eruzione del 252

Le cronache riportano che “un anno dopo il Natale della Santa l’Etna eruttò un grande incendio” che ebbe origine sul fianco sud, tra le attuali cittadine di Nicolosi e Pedara. La lava uscì da una piccola bottoniera, il cui cratere più alto è quello oggi noto come Monpeloso, così chiamato perché ricoperto di vegetazione (vedi foto a fianco tratta da: REITANO A. RUSSO D. [2013] L’apparato eruttivo di Monpeloso-Grottalunga presso Nicolosi, CT. In “Incontri, la Sicilia e l’Altrove” rivista trimestrale, anno I, n.3, aprile-giugno, pp.64, p. 24-27, Edizioni Incontri). Le stesse cronache parlano di un’eruzione cominciata il 1 febbraio e conclusa il 5, davanti al velo di Sant’Agata e nel giorno del suo compleanno.

Ma gli studi successivi (XIX secolo) condotti da geologi importanti come Carlo Gemmellaro e Sartorius von Waltershausen hanno messo in dubbio la “grandezza” di questo evento. Infatti, se l’eruzione fosse stata tanto potente da raggiungere Catania non potrebbe mai essersi esaurita in quattro giorni; e se non era potente e non ha mai raggiunto Catania vuol dire che si fermò prima, quindi … quale fu il miracolo?

In effetti le lave emesse dal Monpeloso si fermarono molto prima di entrare in città, precisamente nel territorio di Mascalucia. Dunque, è possibile che la processione del velo di Sant’Agata sia stata fatta quando la lava era già quasi fredda, e il pericolo per Catania non sia mai davvero esistito. Ma ha alimentato per secoli la fede popolare e la tradizione più vivace della città e della intera provincia.

I luoghi dell’eruzione del 252

Il Monpeloso oggi si eleva tra Nicolosi e Pedara, tra le contrade Castagneto, Grottalunga e Ragala. Il percorso della visita copre un anello che gira intorno all’orlo craterico maggiore e comprende anche una grotta per un totale di circa 2 km.

Dopo aver lasciato l’auto si accede al sentiero passando attraverso un vigneto che è parte del Parco dell’Etna (passaggio autorizzato). Si incontra subito la cavità di Grotta Lunga, un tunnel lavico formato proprio dall’eruzione di Monpeloso e ricco di affascinanti “sculture” naturali lungo le pareti. Proseguendo per il sentiero, verso il monte, si incontrano alcune case coloniche, piccole formazioni laviche e infine la strada che si arrampica sul cratere, tra alberi e canneti.

Dalla cima del Monpeloso si gode il panorama della costa catanese e del rilievo dell’Etna e si può proseguire in tondo lungo l’orlo, oppure scendere sul fondo del cratere. Qui la vegetazione è ricca di querce, felci, lecci … una morbida copertura verde che nasconde antiche bombe vulcaniche.

Per arrivare Monpeloso il vostro punto di riferimento sarà Catania (il suo aeroporto e la stazione centrale). Da qui potrete muovervi in città e verso Nicolosi, o Pedara, tramite i bus locali e i servizi transfer dei tour operator.


Autore: Grazia Musumeci