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Impossibile non passare da Panarea se si visitano le Eolie. Almeno una volta bisogna approdare su questo piccolo lembo di terra divenuto famoso in tutta Italia per un film che ne esaltava i divertimenti folli e sregolati dell’estate. Ma per conoscere davvero Panarea bisogna venire in bassa stagione, a “capire” l’isola e a godere della sua bellezza ricca di fascino e mistero. A partire dal nome, strano, derivato dal latino e in uso dal VII secolo che nessuno sa cosa significhi. Per alcuni, però, fa riferimento alla forma dell’isola e alla parola dialettale “panaru” (cestino)!

Storia di Panarea

Panarea come territorio è antichissimo e risale all’emersione di un gigantesco vulcano. La circonferenza del cratere era enorme e oggi si può ancora intuire guardando quel che rimane in superficie, dopo l’esplosione che ne fece collassare tre quarti sotto il mare. La stessa Panarea e i dieci scogli che insieme ad essa formano un mini arcipelago nell’arcipelago sono brandelli di quell’antico cratere. Che non è ancora quieto, infatti sulla costa nord dell’isola a volte si levano vapori dalle rocce.

Panarea era abitata fin dalla preistoria e fu sfruttata dai Greci e dai Romani. Ottenne il periodo di maggior crescita tra il IX e il XVI secolo, quando gli Arabi prima e i Normanni poi colonizzarono l’isola e alimentarono l’industria della pesca. A metà del 1500 però, a causa delle sanguinose scorrerie del pirata turco

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poesie invece di numeri civici

Dragut, gli abitanti abbandonarono prima la costa – rifugiandosi tra le colline rocciose, una delle quali ancora oggi si chiama “Castello del Salvamento” – e poi emigrando verso la Sicilia. Solo nel XVIII secolo alcuni contadini di Lipari decisero di provare a colonizzare di nuovo Panarea. Oggi, qui, vivono 280 persone loro discendenti. Panarea è frazione del comune di Lipari (Messina).

Cosa vedere a Panarea

Il 90% delle persone approda a Panarea per fare mare, sole e discoteca. Davvero in pochi provano a vedere oltre. Certamente l’isola offre alcune spiagge tra le più belle delle Eolie, sebbene l’unico lido sabbioso sia Cala Zimmari. Romanticismo, bellezza e sentore di vita selvaggia si respirano anche a Cala Junco, dalla forma ad anfiteatro e a Calcara. In quest’ultima spiaggia si possono notare le “fumarole”, sfiati di vapori vulcanici che escono dalle rocce.

Come detto, però, Panarea fu anche un centro abitato preistorico come si può notare dai siti archeologici di Cala Junco e di Capo Milazzese. E se si va oltre la ricerca di bar e discoteche, si potrà ammirare la bellezza del villaggio moderno attuale, che conserva però la tipica architettura eoliana delle case: tutte bianche, con infissi celesti o verdi, e il tetto a cupola che incanala l’acqua piovana verso le grondaie che la raccolgono nei contenitori necessari per bere e lavarsi. A proposito di case… mentre girovagate tra i vicoli e le scalinate in miniatura del paesino, fermatevi a osservare una cosa speciale. Qui non esistono numeri civici. Ogni casa si distingue dalle altre per un nome poetico, un detto o una poesia vera e propria!

Quando andare e come arrivare

Il consiglio è di andare a Panarea in primavera oppure nel tardo autunno. Perché la bellezza dell’isola viene deturpata completamente in estate, da masse di folle in cerca solo di baldoria. Tuttavia, se verrete in estate avrete comunque modo di visitare l’isola e di godere delle sue spiagge … sgomitando un po’! Se proprio vi piace l’estate, visitate Panarea tra il 25 giugno e il 2 luglio, periodo in cui cade la festa del patrono San Pietro. Uno spettacolo di colori, fuochi e devozione che riempie tutta l’isola per una settimana.

A Panarea si arriva con gli aliscafi e i traghetti in partenza da Milazzo oppure da Lipari. L’isola è collegata anche ai porti di Messina, Reggio Calabria e – molto più lontano (con 5 ore di viaggio) – Napoli. (foto di Grazia Musumeci)


Autore: Grazia Musumeci