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Rifugio Timparossa, sul fianco nord dell’Etna, è una località magica che attira ogni anno decine di appassionati di trekking e di fotografia. Fa parte del circuito dei rifugi montani del vulcano siciliano ma la sua particolarità è la faggeta che lo circonda e che – specie in autunno – giustifica il nome del rifugio, colorandosi di tutte le tonalità del rosso. Arrivare a Timparossa è una sfida, oppure una piacevole avventura, che regala alla fine una emozione per gli occhi e per l’anima.

Caratteristiche del rifugio Timparossa

Il rifugio è di piccole dimensioni, costruito interamente in legno, restaurato da poco. A poca distanza dalla casa vera e propria sorge un pozzo dal quale è possibile in ogni momento attingere acqua. Sul retro, un angolo barbecue in pietra lavica e un fornetto sempre in pietra. Dentro è presente una stufa a legna, utilizzabile da tutti. Nei mesi invernali è presente una riserva di legna da ardere che gli escursionisti dovranno usare con parsimonia.

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il colore rosso delle foglie

L’interno è sprovvisto di letti, ma troverete una cassa che custodisce coperte, materassini e sacchi a pelo che si possono stendere nel soppalco sulla saletta centrale. Al centro, un lungo tavolo con panche per consentire a più persone di sedere e consumare pasti. Le mensole sono periodicamente rifornite di prodotti (sapone, salviette, qualcosa da bere o da mangiare) ed è presente una cassetta di primo soccorso per basilari cure mediche.

Come si arriva a Timparossa

Per raggiungere il rifugio Timparossa si possono seguire due strade principali. La più lunga e impegnativa parte dalla Pineta Ragabo (Linguaglossa) e attraversa i boschi di pino e due colate laviche inoltrandosi fino al territorio del comune di Castiglione di Sicilia. Diversi i punti panoramici sulla Valle dell’Alcantara e perfino sul mare – nei giorni tersi si può ammirare la costa della Calabria. Da Ragabo fino al rifugio si cammina per 3 ore circa. Il percorso è mediamente faticoso per la prima ora, quindi diventa più pianeggiante e comodo.

Da Piano Provenzana, sede della seggiovia e delle scuole sci di Etna Nord, si raggiunge Timparossa con circa un’ora e mezza di cammino  lungo la “strada carraia per i Crateri Centrali”. Il percorso è breve e non troppo faticoso (su un dislivello di 200 metri) e attraversa paesaggi di desolazione tra le lave dell’eruzione del 2002. Si seguono le indicazioni fino a Monte Nero e da lì si devia sulla sinistra girando intorno al cratere seguendo la segnaletica del Parco dell’Etna fino a Timparossa.

Cosa vedere lungo il percorso

Se si sale da Pineta Ragabo ammirerete sicuramente la maestosità dei pini secolari di questo bosco, la bellezza delle sciare (le colate di lava) che minacciarono da vicino la cittadina di Linguaglossa e passerete accanto al cratere Monte Nero. Lungo il percorso, particolarmente panoramico, si incrociano la Grotta delle Palombe e la Grotta dei Lamponi.

Salendo da Piano Provenzana il sentiero è un po’ più selvaggio, si inerpica a pochi metri dalla “bottoniera” del 2002, gira intorno alla mole del Monte Nero e si addentra nella faggeta che, in autunno, con tutte le foglie rosse degli alberi crea uno spettacolo di colore. Lungo la via vi potrete imbattere anche in una delle cosiddette “pietre cannone”, ovvero delle formazioni create dalla lava quando ingloba gli alberi. L’albero bruciato si consuma mentre la lava si raffredda all’esterno, lasciando così il vuoto – e un buco – dove prima era il tronco.

Il mistero del nome

Timparossa deve il suo nome all’omonima collina ai piedi della quale si trova. La “timpa” è una scarpata, una elevazione. Il motivo per cui è “rossa” è dovuto forse al colore delle faggete in autunno. Oppure dal colore della pietra lavica che in alcuni punti rimane rossiccia, a causa della elevata presenza di ferro dentro la roccia. (foto dentro il testo di Grazia Musumeci)


Autore: Grazia Musumeci