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L’evento che si è svolto domenica 28 settembre a Fornazzo di Milo, presso l’Ecomuseo del Castagno, non è stato il solito evento … anche se era inserito all’interno della sagra del paese. ETNA SOCIAL HUB, questa la denominazione, è stata una svolta che ha indicato una via, un modo nuovo di vivere il nostro vulcano. E lo ha fatto nello scenario incantato dell’ultima frontiera umana prima dell’inizio del parco protetto. L’organizzazione, a cura di Antonio De Luca, Graziano Massimino, Vera Marci ed Elvira Di Stefano e con il prezioso supporto della Associazione Culturale “Trucioli”, di Fornazzo, ha voluto esaltare l’Etna attraverso i social… paradossalmente allo scopo di uscire dai social per vivere il vulcano pienamente.

L’Ecomuseo del Castagno

L’Ecomuseo del Castagno si trova a Fornazzo, frazione di Milo situata a 824 metri sul livello del mare e proprio all’ingresso dell’area protetta Parco dell’Etna. Costruito con le rimanenze del lavoro delle sei segherie del villaggio, presenta un design moderno e assolutamente eco-compatibile, “nascondendo” dietro i pannelli di legno di castagno le sale di un centro culturale ed espositivo. Piccolo di dimensione (ma con progetti di ingrandimento) e corredato da un bellissimo giardino sul retro e da una piazza sul davanti, l’ecomuseo ha già ospitato in passato mostre e conferenze – ma anche laboratori didattici per le scuole. Quasi sempre le attività del museo sono gestite dalla associazione culturale locale, “Trucioli”.

Etna Social Hub

Etna Social Hub è stato un esperimento pilota per un nuovo modo di considerare l’Etna. Etna di cui ormai si parla anche troppo – e spesso a sproposito – sui social media, divenuti raccoglitore di ogni esagerazione e forma di arroganza. Stanchi di dover sempre intervenire per riprendere, correggere, spiegare e rispiegare il vulcano a chi non lo vuol capire (ma si arroga il diritto di raccontarlo ad altri!), Antonio De Luca, Graziano Massimino, Vera Marci ed Elvira Di Stefano hanno pensato bene di invitare chi dell’Etna ha profondo rispetto anche sui social. Creando così un evento in cui il vulcano viene sì descritto tramite Facebook, Instagram e Tiktok ma con lo scopo di “uscire dallo schermo” e iniziare a viverlo pienamente.

Gli organizzatori, d’altronde, sono già realtà divulgative che raccontano l’Etna nel modo corretto: Passione Etna (di De Luca) è una pagina che si occupa di spiegare il vulcano tramite documentari accurati e attività interattive per studenti; La Teoria del Fornazzo (di Massimino) racconta il mondo visto da un punto di partenza originale: il villaggio etneo di Fornazzo appunto. Vera  Marci è un’artista che si spende molto anche per la didattica con i bambini ed Elvira Di Stefano, dottore in giurisprudenza, si occupa di problemi ambientali.

All’invito di Etna Social Hub hanno risposto: Giovinsky Aetnensis, pagina gestita da una giovane e bravissima fotografa temeraria che ha immortalato alcune tra le più belle scene di eruzioni; il connubio KD Etna e Pesce Rosso, due artisti in grado di dipingere il nostro vulcano con tecniche raffinate e modernissime; VulComics, pagina di vignette satiriche con protagonisti Etna, Stromboli e tutti gli altri vulcani della Terra;  Guardovulcani, del divulgatore e vulcanologo Roberto Guardo; Etnative, pagina gestita dalla guida vulcanologica Fabrizio Zuccarello. Erano presenti, con le loro competenze, anche Geoetna, Etnaandtheworld, il CAI GIOVANI di Acireale.

I giovani e l’Etna

Una parola a parte meritano i ragazzi di Fleri Etneo. Fleri è una frazione di Zafferana Etnea situata a ridosso di una faglia pericolosa che, costantemente, scatena terremoti pesanti.

Nel corso degli ultimi 40 anni, Fleri ha subito tre terremoti e diversi danni, ma si è sempre rialzata …e non solo. Dagli inizi del nuovo millennio ha intrapreso un impegno di costruzione antisismica che di fatto ha limitato moltissimo i danni dell’ultimo sisma (2018). In apparenza resta poco di bello, a Fleri: la chiesa storica crollata, la parte antica del paese ricostruita più volte. Ma i giovani del posto si impegnano a promuovere la memoria del loro paese per non dimenticare “come eravamo” e come bisogna tornare ad essere.

I giovani sono il futuro dell’Etna, in positivo. E ai giovani divulgatori del futuro è stato dedicato il concorso che ha visto vincere il documentario del bravissimo Andrea Arcidiacono, proiettato in finale di serata.

Vivere l’Etna nel XXI secolo

Vivere l’Etna nel XXI secolo significa anche viverla molto attraverso le immagini degli altri. Grazie all’opera di divulgazione dei social, ormai tutti possono vedere e sentire il vulcano anche ad un oceano di distanza. Questo serve alla promozione del territorio, ma causa spesso anche un eccesso di arroganza: gente che non ha mai messo piede in Sicilia si prende il diritto di dire a noi, etnei, come dobbiamo vivere e agire sul nostro territorio.

L’invito di Etna Social Hub allora è chiaro: usare i social solo per stimolare la curiosità, ma uscire dai social – realmente! – per andare a conoscere il territorio autentico. E soprattutto, se si usano i social per conoscere, imparare a distinguere chi fa vera divulgazione da chi spara sentenze solo per avere qualche clic.

In un’epoca snaturata dalle IA, l’azione di venire a conoscere con i propri occhi è fondamentale per non perdere il gusto di vivere. Fatelo affidandovi a bravi tour operator esperti del posto, ma soprattutto imparando a distinguere bene chi racconta l’Etna da chi racconta stupidaggini sull’Etna.


Autore: Grazia Musumeci