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Maletto è piccolo e delizioso come … una fragola! Ed è proprio qui che vengono coltivate e commerciate le fragole più buone d’Italia, alimento a Denominazione Controllata che garantisce la qualità del prodotto cresciuto grazie al terreno fertile dell’Etna.

Maletto porta il nome del suo fondatore, Manfredi Maletta, parente di Federico II e signore del castello che un tempo sorgeva su questo colle. Oggi ne restano solo pochi ruderi. Il villaggio si formò intorno alla prima metà del XV secolo, quando la famiglia Spadafora riprese l’antico feudo svevo e lo detenne fino all’Unità d’Italia.

Oggi Maletto è un paesino agricolo, con una curiosa conformazione territoriale. Il Comune infatti è quasi del tutto circondato da un’altra municipalità, quella di Bronte. L’unico punto “libero” si trova in alto sul fianco dell’Etna e lì confina con altri nove comuni! Prigioniero tra tante realtà, Maletto ha saputo comunque distinguersi … non solo con la bontà delle sue fragole.

Maletto e le Favare

Nel territorio di Maletto sorgono delle sorgenti di acqua dolce chiamate “Favare”, dall’arabo “al fawra” che vuol dire proprio acqua sorgiva. In realtà, questa serie di ruscelli che in primavera riempiono una piana di lava andando a confluire – più a valle – con il Simeto, sono il residuo di un fiume.

maletto fragole 2Sommerso dalla lava che ha formato la Sciara Santa Venera, e che ha creato la conca dove oggi sorge Lago Gurrida, questo fiume si è insinuato tra le rocce sottoterra ed emerge in superficie nei pressi di Maletto.

Il fenomeno è più vivo in tarda primavera, durante lo scioglimento delle nevi. La piana si allaga con decine di corsi d’acqua le cui rive fiorite rendono il paesaggio unico. Anche il lago Gurrida contribuisce all’alimentazione delle Favare, tracimando oltre le rocce di lava in un punto ben preciso, dove forma la Cascata delle Balze.

Cosa vedere a Maletto

Il centro di Maletto è piccolo e stretto, facilmente percorribile a piedi, sebbene molte vie siano ripide salite. In paese si ammirano alcune chiese antiche: San Michele (XVI secolo) in cui si custodisce una bellissima pala d’altare barocca, Sant’Antonio da Padova (1785) con opere del Bagnasco, le ottocentesche San Giuseppe e Sacratissimi Cuori di Gesù e Maria. Quest’ultima è la chiesa madre.

Del castello di Manfredi Maletta oggi resta ben poco. Per ammirare almeno le fondamenta della torre centrale e le scale che ancora conducono ad essa bisogna arrivare nel punto più alto del paese e inerpicarsi lungo strade ripidissime. Il panorama che si gode dall’alto dà un’idea dell’importanza strategica di questa fortezza, in passato.

A Maletto c’è anche un piccolo ma interessante Museo Archeologico. Dal 1952, il Museo Salvo Nibali fornisce testimonianze sulla storia del paese e del suo territorio, oltre a laboratori didattici e multimediali.

Il fantasma della Brigantessa

Secondo la leggenda, Maletto nacque invece dal coraggio di una principessa di nome Maretta. Donna forte, bellissima ma austera, non si lasciava conquistare da nessun uomo. Combatteva le sue battaglie contro i prepotenti nascondendosi sulla rocca dove in seguito nacque il paese.

Anzi, secondo il detto popolare furono proprio i poveri che da lei cercavano protezione a fondare il centro abitato. La principessa brigantessa Maretta un giorno sparì. Nessuno sa dove o come sia morta, ma tutti sono sicuri di vedere ancora oggi il suo fantasma aggirarsi intorno ai ruderi del castello e in alcune vie del centro di Maletto.

Le fragole di Maletto

Sia le fragole che le fragoline di Maletto oggi sono conosciute in tutta Italia e sono un marchio slowfood apprezzatissimo. La tradizione, pare, nacque da una fragola selezionata in Francia nel XIX secolo, la varietà Madame Moutot, e portata presso la proprietà del Castello di Nelson,  a pochi chilometri da Maletto, nel 1906.

Grazie al suolo fertile e ricco dell’Etna, la fragola ha trovato il proprio habitat ideale a Maletto e qui si coltiva ancora oggi, sebbene ormai la si trovi anche nel siracusano e nelle serre di Ragusa. La fragola di Maletto è bella, dolce e delicatissima. Internamente ha poca polpa, quindi ha un “cuore vuoto”, per questo va consumata presto. Il sapore tuttavia è ottimo, delicatissimo con una nota aspra mai eccessiva. In giugno, il paese celebra il proprio prodotto con la Sagra della Fragola, durante la quale ai visitatori viene distribuita una torta da 1000 kg!


Autore: Grazia Musumeci