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Se siete già innamorati di Taormina, la splendida regina medievale dello Jonio, non potrete non tradirla – almeno con il pensiero – per la sua piccola figlia, l’Isola Bella! Vi affascinerà non appena la scorgerete, dall’autostrada oppure dall’alto dei belvedere, e vorrete assolutamente viverla, conoscerla, amarla. Ma non è semplice amare l’Isola Bella, perché è stata da sempre “privata”.

Un’isola “bella” per pochi intimi

Questo isolotto rivestito da vegetazione spontanea e selvatica fu donato al comune di Taormina dal re Ferdinando I Borbone, nel 1806. Circa un secolo più tardi, nel 1890 l’isola fu acquistata dalla ricchissima mecenate inglese, che aveva trovato un rifugio a Taormina, Lady Florence Trevelyan. La donna, sposata al taorminese Salvatore Cacciola, fece costruire sull’Isola Bella la propria residenza e ne abbellì l’aspetto dando un ordine elegante alla vegetazione.

Alla morte dei Trevelyan-Cacciola, l’isola passò prima al loro parente Cesare Acrosso e poi – tramite una vendita – ai fratelli imprenditori Leone ed Emilio Bosurgi, nel 1954. Questi aggiunsero alla costruzione originale della Trevelyan altre stanze e trasformarono il posto in un resort di gran lusso. Con il fallimento della loro azienda messinese, i Bosurgi dovettero vendere tutto, anche l’Isola Bella.

Nel 1984 la Regione Sicilia dichiarò l’Isola Bella un “monumento di interesse storico e naturale” e nel 1990 la stessa fu comprata dall’Assessorato ai Beni Culturali. Oggi è una riserva naturale gestita dalla Università di Catania in collaborazione con il Parco Archeologico di Giardini Naxos.

Una granita siciliana con vista sull’isola

isola bella granita 02Sono decine gli hotel, i B&B e i locali di ristorazione che si aprono lungo la strada statale con vista sull’Isola Bella. E ancora di più sono le case private o gli alberghi che dalla collina di Taormina ammirano, dall’alto, questo prezioso scoglio. Provate l’emozione di assaggiare una vera granita siciliana davanti a questo panorama.

E ricordate che per gustare il vero sapore di Sicilia dovrete ordinare una “granita mandorla e caffé”, una “granita ai gelsi neri” oppure una “granita scursunera — ovvero al gelsomino”. Ma sono gusti siciliani anche il pistacchio e gli immancabili limoni.

Come nasce la granita siciliana

A differenza delle granite che potete gustare ovunque in Italia, la granita siciliana si distingue per la delicatezza al palato e per l’originale mix di gusti. Non esiste una vera “ricetta”, tutto quel che dovete sapere è che questa granita deriva dalla neve, e non dal ghiaccio. Infatti anticamente gli sciroppi venivano versati sulla neve fresca, non sul ghiaccio tritato come si fa altrove.

Per ottenere la morbidezza della neve, quindi, il ghiaccio va tritato più volte e poi mantenuto costantemente slegato con una mescolatura continua. Non si deve usare latte, nemmeno un goccio. E soprattutto l’aroma non viene “versato sopra” ma mescolato insieme al ghiaccio fino a fondersi con esso.


Autore: Grazia Musumeci